L’ombra del passato
Meglio una soluzione diplomatica a Kiev

Un eccezionale storico quale era François Furet insegnava che, ogni Paese, nei momenti cruciali della sua esistenza, si ritrovasse di fronte il peso del suo passato. Così era stata ad esempio la parabola della Francia rivoluzionaria che nel momento in cui si sforzò di stabilire l’eguaglianza, le fondamenta costruite dall’Assolutismo, la indussero al Terrore. L’Ucraina ha alle sue spalle una condizione ancor più contraddittoria e compromessa, fra istanze indipendentiste e condizionamento russofono. Nel 1917 tutti gli elementi conflittuali compressi in tre secoli precedenti esplosero tragicamente. La caduta dello zarismo provocò un moto nazionalista impetuoso, tale che questo convinse in breve la maggioranza della popolazione a rifugiarsi sotto il nuovo governo bolscevico di Mosca. Anche perché l’Europa, nonostante le sue promesse, in particolare della Germania, non mosse un dito per salvaguardare l’Ucraina né dalla rivoluzione nazionalista, né tanto meno dall’Armata Rossa. Oggi non c’è solo una questione che concerne la Crimea, una regione interamente russa ceduta all’Ucraina a titolo di riparazione, quando il governo comunista era ben saldo in tutta la Regione. Ci sono infatti intere fasce della popolazione, dalla periferia di Kiev, fino al confine orientale a chiedere l’indipendenza anche di centri importanti del Paese. Zone in cui ci si sente russi ed in cui magari si rimpiange persino l’Urss, e dove i nazionalisti ucraini sono considerati nient’altro che dei nazisti, i pronipoti degli ausiliari delle truppe di invasione di Hitler. A sentire certe dichiarazioni rilasciate ai network, sembra quasi che il passato di allora sia ancora presente. Non si tratta di propaganda: ma di una convinzione diffusa e profonda. L’amministrazione americana, che più si è impegnata per salvaguardare l’indipendenza ucraina, suo malgrado, è costretta a prenderne atto. Non può una nazione come l’America, nata dall’autodeterminazione di un popolo, restare indifferente a chi in Ucraina si ritiene russo a tutti gli effetti. L’Europa invece teme l’Ucraina come la nuova Grecia. Due miliardi di debito e i rischi di una crisi energetica con la Russia, sono sufficienti per paralizzare Bruxelles, esattamente come rimase paralizzato il Kaiser dopo aver promesso di aiutare l’Etmano. Il motivo era semplice, non gli conveniva. Altrettanto, non conviene all’Europa di oggi. Da qui la risposta della Nato che esclude ogni intervento militare. Per cui se Kiev, si spingesse a tanto, sappia che poi si troverà sola contro le armate di Putin, esattamente come avvenne nel ‘17 del secolo scorso, contro quelle di Trotzky, che pure era un ucraino. Meglio rendersi conto della propria storia, dei propri limiti e rivolgersi ad una soluzione diplomatica. Kiev è stata abbandonata al suo destino già una volta, lo sarebbe sicuramente una seconda.

Roma, 15 aprile 2014